Hungry Ghosts

Eris Press, New York/ London |  Columbia University Press, New York

testi in italiano e inglese

Hungry Ghosts’ è un volume attraverso il quale immagini e parole concorrono a rendere presente l’assente, ciò che è perduto e che tuttavia può tornare, i fantasmi della nostra mente, le forze soprannaturali. È una fantasmagoria che dà voce alla parte rimossa della nostra esistenza, agli incubi e ai cattivi pensieri, a ciò che si vuole disperatamente allontanare oppure riavere, sia pure soltanto in effigies o parole.

Il titolo e l’impianto strutturale sono derivati dal Petavatthu, una scrittura buddista Theravada che consiste in una raccolta di cinquantun poemi attraverso i quali si evocano le storie drammatiche degli spettri, dei defunti irrequieti, della loro sofferenza dovuta alle cattive azioni compiute nelle vite precedenti così come della possibilità di una redenzione. Il libro mantiene questa impostazione formale e contenutistica combinandola con la suggestione delle epigrafi del mondo antico. Sono quindi cinquantun poesie quelle composte da Tinti in forma di epigrammi che, in relazione alle immagini di Ballen, ci costringono a fare i conti con il mistero della nostra sete di trascendenza, con il desiderio e la paura per la morte e l’al di là.